ASD Virtus Venezia – Malcontenta 150 – 18

Under 13 M 150 - 18 Malcontenta
28 Mar 2024

Parziali: (n.p.)

 

ASD Virtus Venezia

Moroni 14, Nason 11, Bettera 15, Bonora 18, Nardi 6, Penzo 6, Giorgiutti 32, Pegan 16, Zanon 12, Lanza 6, Zambon 4, Diatta 10.

Allenatori: Jacopo Epis e Claudio Moro

 

Malcontenta

n.p.

Allenatore: n.p.

 

COMMENTO:

Terza di campionato

Spaziature(spacing),il mitico Sergio Tavcar e il prof. Tracuzzi
Puoi giocare contro squadre di – e a – qualsiasi livello, ma per giocar bene c’è sempre una parola che applicarla può essere un 
rebus di difficile soluzione. 
E, prima di applicarla in campo, va insegnata e fatta apprendere ai ragazzi in allenamento. E’ in questa fase che per un allenatore il rebus può trasformarsi in rompicapo. 
Di cosa stiamo parlando? Semplice(?) della spaziatura, ossia, detta in modo molto banale, come occupare lo spazio (il campo di gioco) nella fase offensiva da parte dei giocatori. Oggi il termine spaziatura è stato sostituito da quello di spacing. SPACING quasi fosse una scienza, meglio, la scienza dello spacing. La pietra filosofale che tutto sana. Creatrice di perfezione, lo spacing è oggi il mantra di tutti gli addetti ai lavori del movimento cestistico nostrano e non solo. Ad essere sinceri c’è del vero perché spaziature in campo e non abuso del palleggio (la regola nell’ultima partita era quella di poter usufruire al massimo di due palleggi ciascuno) sono gli ingredienti per un bel giocare. 
Per un giocare di squadra “geometrico” ed efficace. Questo si è cercato di fare in campo nell’ultima partita, con l’obiettivo di farlo sempre meglio nel corso della stagione. Detto questo è giunto il momento di porre l’accento su alcune precisazioni di ordine storico. E scusate si ci dilungheremo. Perché spacing si, ma………………chiedo aiuto al mitico Sergio Tavcar (indimenticabili le sue telecronache su Koper Capodistria, le stroncature del basket NBA, i neologismi sul basket, gli aforismi e molto di più). Tavcar il grande narratore del basket balcanico. Il solo che sapeva unire sport, storia e sociologia in una telecronaca (riduttivo definirla così) di basket.
Scrive Tavcar”Gli indizi che l’età’ avanza sono molti, ma uno dei più’ significativi e’ il fatto che a un dato momento certe cose non si capiscono più’. 
A me capita sempre più’ spesso questo inquietante fenomeno, tanto più’ quando si parla di basket. Io per esempio, nella mia anima semplice, ero convinto che anche il basket, come in tutti gli sport di squadra, fosse una cosa assolutamente naturale, alla portata del principiante più’ sprovveduto, che un giocatore in campo tentasse in tutti i modi di non interferire con quanto faceva un suo compagno di squadra, che non gli stesse tra i piedi insomma.

Un accorgimento tanto ovvio che, ai tempi nei quali ancora allenavo, non sopportavo proprio che venisse violato, tanto che una delle mie invettive più’ pesanti era il classico: “No ste star in mucio!” (dialetto triestino). Dove mucio sta per mucchio, catasta. Era altrettanto ovvio che in campo uno tendesse naturalmente a occupare i posti lasciati liberi dai movimenti dei compagni in modo tale da avere ogni giocatore ben distante da una possibile interferenza rispetto a una iniziativa di chi era in possesso della palla, in posizione comunque pericolosa per il canestro avversario. 
Altro consiglio lapalissiano che davo ai miei giocatori era: “no ste andar dove xe gente, ande’ dove che no xe nissun!”.

ORA HO SCOPERTO che queste che a me sono parse ovvietà’ per tutta la vita, vengono chiamate pomposamente come “rispetto delle spaziature”. Le quali suddette spaziature vengono studiate, sviscerate e analizzate come fossero la scoperta della bomba atomica. Evidentemente qualcosa mi sfugge. Forse il basket e’ uno sport troppo difficile per le mie limitate capacita’ di comprendonio.
A me continua a sembrare che i movimenti dei giocatori in campo quando si ha la palla debbano essere regolati, come primissima cosa, da questa primordiale necessita’, che e’ quella di non rompere le scatole ai compagni. Inutile ricordare che, quando ci sono due attaccanti in poco spazio, per marcarli basta un difensore solo, sono cose che sanno anche i bambini. 
Per cui il gioco senza palla (esiste ancora? o oggi e’ prassi normale che, soprattutto sull’ultima azione di un quarto, uno palleggi e cerchi per 24 secondi l’1-contro-1 mentre gli altri quattro stanno a guardare fermi immobili?) e’ in realtà’ la continua ricerca di spazi vuoti, che siano tali in partenza o che siano creati in seguito al movimento di un compagno che ha portato con se’ il suo difensore.

AI MIEI TEMPI(visto come sono vecchio? mi dispiace, soprattutto per me stesso) uno dei delitti più’ efferati che si potevano commettere in attacco era quello di non muoversi, di non fare niente, insomma. Non occorreva fare lo schema 24bis-per-cosx-fratto-radice-quadrata-dell’eta’-del-magazziniere per muoversi in campo, bisognavaandare dove non c’era gente”.

Chiudiamo con il tema delle spaziature ricordando il prof. Tracuzzi e la regola (insegnata in tutti i corsi per allenatori) da lui formulata detta “dell’orologio”. Altro non è, forse mi sbaglierò, che la base delle spaziature. Ma l’ha formulata qualche lustro fa quando si andava a prendere la spuma in osteria con il vuoto a rendere e se parlavi di spacing ti rinchiudevano a San Servolo. Insomma il tema spaziature è nato con il basket, ma semplicemente si chiamava con un altro nome. Meglio, non si chiamava affatto. Di Tracuzzi forse un giorno scriveremo qualcosa. Oggi riportiamo solo che alla sua prima convocazione in Nazionale a Roma nel ’39 lui,nato a San Filippo del Mela in Provincia di Messina, viaggiò tutta la notte e la mattina seguente su di un treno a carbone. Non ancora ventenne, dal profondo sud e sconosciuto ai più quella mattina aprì la porta della palestra presentandosi completamente nero di carbone nello stupore generale. Uno stupore che continuò quando afferrò la palla e si mise a giocare.Perché era poesia in movimento.

La prossima partita? Aria di derby con i canarini in quel di cannaregio, il primo della stagione. Vi aspettiamo numerosi perché il basket e Venezia sono un binomio inscindibile, e di questo si potrebbe scrivere la prossima volta.

 

SETTORE BASKET MASCHILE

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